Domani ci giochiamo la qualificazione ai quarti di Champions League contro il Porto. All’andata, il 17 febbraio, in Portogallo abbiamo perso 2-1 in maniera clamorosa e imperdonabile. Una delle peggiori sconfitte della storia recente della Juventus, non per il punteggio ma per le dinamiche e la prestazione. Se riusciremo o no a ribaltare lo svantaggio per andarci a giocare almeno altre due partite europee, lo sapremo solo domani sera dopo le 23. Scrivo prima della conferenza stampa di Andrea Pirlo alla vigilia della partita perché è giusto mettere nero su bianco alcune considerazioni ad occhi chiusi, prima di aver visto e sentito come sta la squadra a livello emotivo. Ed è proprio quello che conta tantissimo, anzi tutto: l’emotività. Negli ultimi anni, ogni volta che siamo usciti dalla Champions (anche in finale) l’abbiamo fatto ben prima del triplice fischio, perdendo la partita (nei 180 minuti) sul piano mentale. A Berlino forse l’unica eccezione, anche se probabilmente la mancata concessione del rigore netto su Pogba e il successivo raddoppio Barca ci fecero comunque crollare anzitempo; poi contro il Bayern la perdemmo per la paura di perderla, rintanandoci in difesa quando sarebbe stato opportuno cercare un altro gol; a Cardiff siamo a malapena scesi in campo e dopo l’1-2 ancora una volta ci siamo terrorizzati da soli senza reagire; nel 2018 ancora contro il Real abbiamo buttato l’andata con addosso la paura dell’avversario, per poi fermarci sullo 0-3 al ritorno puntando ai supplementari, sempre per la paura di prendere gol; contro l’Ajax la paura dell’eliminazione era nell’aria fin dal fischio d’inizio; contro il Lione la sensazione, tra andata e ritorno, era quella di non potercela fare, quasi fossimo incapaci di fare gol. Paura, paura, paura. La Juventus insegna questo (agli altri, perché da se stessa non riesce ad imparare nulla): che nel calcio, come nella vita, il modo migliore per far accadere qualcosa è aver paura che accada. La paura materializza l’indesiderato. Allora, se la Juventus vuole superare il Porto e ritrovarsi tra le prime 8 d’Europa, l’unica cosa che non deve fare è avere paura. I giocatori devono andare in campo pensando di potercela fare, in parte di avercela già fatta. Con grinta, con rabbia, con determinazione. Bisogna crederci quando si affrontano delle sfide, altrimenti è inutile provarci. Da Cristiano Ronaldo a tutti gli altri. Chi ha paura ha già perso.
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